L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro?
Ormai da qualche anno l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando le attività della nostra vita quotidiana, tra cui la maggior parte dei settori lavorativi e professionali. Il report di Mc Kinsey & Company redatto già nel 2017, afferma infatti che il 49% delle professioni potrebbe trasformarsi in un insieme di compiti automatizzati. È proprio grazie a queste innovazioni che molte attività diventeranno più rapide ed efficienti, necessitando di un minore intervento da parte delle persone.
I robot sono sempre stati al centro dei racconti di fantascienza, messi in scena come creature senzienti e intelligenti proprio come gli esseri umani, ma sempre un passo avanti a noi. Proprio per questo, dopo l’introduzione di ogni invenzione, vi è sempre la paura che la tecnologia possa rimpiazzare il lavoro dell’uomo, ma non teniamo in considerazione che tutte le innovazioni tecnologiche sono in realtà software creati proprio dall’uomo. Se si ripercorre la storia infatti, è evidente come le innovazioni tecnologiche abbiano in realtà aumentato la produttività e creato nuovi posti di lavoro, migliorando lo stile di vita. Un esempio fra tutti è l’invenzione del computer, che fin da subito suscitò la paura di un problema di disoccupazione di massa.
Quindi, possiamo effettivamente dire che l’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro? Probabilmente no! È innegabile che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale farà in modo che molte mansioni ripetitive, faticose, alienanti o pericolose vengano svolte da robot e non più dall’uomo, ma allo stesso tempo porterà ad una rivoluzione anche nel mondo del lavoro, dove saranno richiesti nuovi ruoli e capacità diverse rispetto a quelle attuali, più specifiche e maggiormente in linea con le richieste del mercato del lavoro. Per esempio, sarà fondamentale mantenere la creatività dell’essere umano, la capacità di coordinare e gestire il potenziale delle tecnologie o le conoscenze per sfruttare i dati.
Se quindi, alcune professioni diventeranno obsolete in quanto il livello di precisione e velocità raggiunto dalle macchine renderà superfluo l’intervento umano; parallelamente nasceranno nuove figure professionali, alcune ad oggi ancora imprevedibili. Con certezza possiamo dire però che alcuni ambiti lavorativi specifici saranno destinati a essere sempre più attrattivi: dalle professioni legate alla green economy alle questioni etiche e sociali, passando per l’analisi dei dati e la gestione degli strumenti digitali.
Bisogna inoltre tenere in considerazione un’ultima cosa: i sistemi basati su intelligenza artificiale sono sempre più vicini al riuscire a compiere azioni umane complesse, come la generazione di melodie musicali o giocare ai giochi da tavolo, ma rimangono comunque limitate e prive di creatività. Non è infatti il sistema a scegliere di creare una melodia o di capire i suoni musicali, ma sono gli scienziati e i ricercatori che hanno permesso agli strumenti che hanno costruito di riconoscere pattern nelle melodie per riuscire a costruirne altre. Sicuramente, la scoperta di nuove tecniche avvicinerà sempre di più l’AI alle capacità dell’essere umano, ma le macchine che raggiungeranno la piena intelligenza umana rimangono ancora molto lontane.
L’espansione dell’AI costituirà una sfida, ma se sfruttata nel modo giusto, potrà essere anche una grande occasione per creare nuove opportunità.
L’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro?
Ormai da qualche anno l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando le attività della nostra vita quotidiana, tra cui la maggior parte dei settori lavorativi e professionali. Il report di Mc Kinsey & Company redatto già nel 2017, afferma infatti che il 49% delle professioni potrebbe trasformarsi in un insieme di compiti automatizzati. È proprio grazie a queste innovazioni che molte attività diventeranno più rapide ed efficienti, necessitando di un minore intervento da parte delle persone.
I robot sono sempre stati al centro dei racconti di fantascienza, messi in scena come creature senzienti e intelligenti proprio come gli esseri umani, ma sempre un passo avanti a noi. Proprio per questo, dopo l’introduzione di ogni invenzione, vi è sempre la paura che la tecnologia possa rimpiazzare il lavoro dell’uomo, ma non teniamo in considerazione che tutte le innovazioni tecnologiche sono in realtà software creati proprio dall’uomo. Se si ripercorre la storia infatti, è evidente come le innovazioni tecnologiche abbiano in realtà aumentato la produttività e creato nuovi posti di lavoro, migliorando lo stile di vita. Un esempio fra tutti è l’invenzione del computer, che fin da subito suscitò la paura di un problema di disoccupazione di massa.
Quindi, possiamo effettivamente dire che l’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro? Probabilmente no! È innegabile che lo sviluppo dell’intelligenza artificiale farà in modo che molte mansioni ripetitive, faticose, alienanti o pericolose vengano svolte da robot e non più dall’uomo, ma allo stesso tempo porterà ad una rivoluzione anche nel mondo del lavoro, dove saranno richiesti nuovi ruoli e capacità diverse rispetto a quelle attuali, più specifiche e maggiormente in linea con le richieste del mercato del lavoro. Per esempio, sarà fondamentale mantenere la creatività dell’essere umano, la capacità di coordinare e gestire il potenziale delle tecnologie o le conoscenze per sfruttare i dati.
Se quindi, alcune professioni diventeranno obsolete in quanto il livello di precisione e velocità raggiunto dalle macchine renderà superfluo l’intervento umano; parallelamente nasceranno nuove figure professionali, alcune ad oggi ancora imprevedibili. Con certezza possiamo dire però che alcuni ambiti lavorativi specifici saranno destinati a essere sempre più attrattivi: dalle professioni legate alla green economy alle questioni etiche e sociali, passando per l’analisi dei dati e la gestione degli strumenti digitali.
Bisogna inoltre tenere in considerazione un’ultima cosa: i sistemi basati su intelligenza artificiale sono sempre più vicini al riuscire a compiere azioni umane complesse, come la generazione di melodie musicali o giocare ai giochi da tavolo, ma rimangono comunque limitate e prive di creatività. Non è infatti il sistema a scegliere di creare una melodia o di capire i suoni musicali, ma sono gli scienziati e i ricercatori che hanno permesso agli strumenti che hanno costruito di riconoscere pattern nelle melodie per riuscire a costruirne altre. Sicuramente, la scoperta di nuove tecniche avvicinerà sempre di più l’AI alle capacità dell’essere umano, ma le macchine che raggiungeranno la piena intelligenza umana rimangono ancora molto lontane.
L’espansione dell’AI costituirà una sfida, ma se sfruttata nel modo giusto, potrà essere anche una grande occasione per creare nuove opportunità.